I musei di Firenze
Palazzo vecchio
Monumento di eccezionale importanza artistica e storica, il palazzo è stato nei secoli il centro politico ed il simbolo della città. Progettato probabilmente da Arnolfo di Cambio, fu fondato nel 1299 come sede dei Priori delle Arti: risale a questo periodo la struttura severa ed elegante, con la caratteristica torre merlata che poggia direttamente sulla facciata. Sede della Signoria nel XV secolo, da cui anche il nome di Palazzo della Signoria, nel 1540 con Cosimo I dei Medici divenne dimora della famiglia granducale, trasformata dal Vasari in una reggia sontuosa nella quale spiccano il Salone dei Cinquecento, il prezioso Studiolo di Francesco I, gli affreschi raffinati del Quartiere di Eleonora e del Quartiere degli Elementi. Gli affreschi furono eseguiti da artisti come il Ghirlandaio, Francesco Salviati, il Bronzino, lo stesso Vasari. Nel Palazzo si trovano inoltre alcuni capolavori della scultura del Rinascimento: il Genio della Vittoria di Michelangelo e il gruppo bronzeo della Giuditta e Oloferne di Donatello.
Galleria degli Uffizi
La Galleria degli Uffizi, uno dei maggiori musei del mondo, trova le sue origini nel 1560, quando Cosimo I de' Medici commissiona a Giorgio Vasari un progetto per la costruzione di un grande palazzo a due ali, "sul fiume e quasi in aria", destinato ad accogliere gli uffici amministrativi e giudiziari (Uffizi) dello Stato fiorentino.
Si deve allo stesso Vasari la costruzione, realizzata cinque anni dopo, di una galleria aerea che, passando sopra Ponte Vecchio e la chiesa di Santa Felicita, collega gli Uffizi alla nuova residenza medicea di palazzo Pitti e termina nel giardino di Boboli.
Il primo vero nucleo della Galleria è creato da Francesco I, figlio di Cosimo, che, dopo aver trasformato l'ultimo piano degli Uffizi in luogo dove "passeggiare, con pitture, statue e altre cose di pregio", affida al Buontalenti la realizzazione di una Tribuna nella quale sono raccolti arredi e opere d'arte.
Dello stesso architetto è anche il Teatro mediceo, fatto costruire nel 1586 in corrispondenza del primo e del secondo piano attuali dell'ala est del museo.
Ferdinando I, fratello di Francesco, nel 1589 farà trasformare il terrazzo posto vicino alla Tribuna in un ambiente chiuso, che diverrà la Loggia delle Carte geografiche.
Un giardino pensile, allestito sopra la Loggia dell'Orcagna, si trova al termine dell'altra ala della Galleria.
Gli Uffizi ospitano oggi un patrimonio artistico immenso, comprendente migliaia di quadri che vanno dall'epoca medievale a quella moderna, un gran numero di sculture antiche, di miniature, di arazzi. Tra i dipinti più famosi La nascita di Venere e La primavera di Botticelli, L’annunciazione, Il battesimo di Cristo, L’adorazione dei Magi di Leonardo, il Tondo Doni di Michelangelo, la Venere di Tiziano, la Medusa, Il Sacrificio di Isacco di Caravaggio.
Celebre la raccolta di autoritratti, incrementata costantemente nel tempo, anche con acquisizioni e donazioni di artisti contemporanei, alla quale si affianca un'altra notevolissima raccolta, quella del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe.
Galleria dell’Accademia
La Galleria dell'Accademia sorge nel luogo dove un tempo erano ubicati due antichi conventi - quello maschile di San Matteo e quello femminile di San Niccolò di Cafaggio - che occupavano tutto l'isolato fra piazza Santissima Annunziata e via Ricasoli.
Il grande ambiente ha l'aspetto di una chiesa a croce latina.
I bracci laterali e la Galleria dei Prigioni occupano spazi del medievale Ospedale di San Matteo, mentre la Tribuna che ospita la statua del David fu appositamente costruita su progetto dell'architetto Emilio De Fabris tra il 1873 e il 1882.
A partire dal 1980 la Galleria è stata oggetto di notevoli ampliamenti: nel vasto salone al piano terra, detto delle Toscane, nel suggestivo spazio in cui anticamente si trovava la corsia delle donne dell'Ospedale di San Matteo, sono state esposte nel 1985 le opere dei professori dell'Accademia ottocentesca; in particolare ha qui trovato una collocazione definitiva la gipsoteca che gli eredi dello scultore Lorenzo Bartolini avevano donato allo Stato italiano poco dopo la sua morte, avvenuta nel 1850.
Alle opere di Bartolini sono stati aggiunti i gessi di un altro grande scultore dell'Ottocento toscano, Luigi Pampaloni, mentre al primo piano, in quattro sale precedentemente non utilizzate per l'esposizione permanente, hanno trovato sistemazione il preziosissimo nucleo della pittura tardogotica fiorentina e la singolare collezione di icone russe provenienti dalla raccolta privata dei granduchi di Lorena.
Il nucleo principale della collezione si formò nel 1784 con un gruppo di antichi dipinti donati dal granduca Pietro Leopoldo all'Accademia, che riuniva le varie scuole di disegno, affinché gli antichi maestri potessero servire da modelli per le esercitazioni degli allievi.
Nel 1785 e, più tardi, nel 1808-1810, la Galleria fu arricchita delle opere acquisite in seguito alle soppressioni di ordini religiosi operate in quegli anni.
Nel 1873 vi fu portata la scultura del David, che prima era collocata davanti a Palazzo Vecchio, in piazza della Signoria.
L'esposizione agli agenti atmosferici aveva fatto subire notevoli danni al capolavoro di Michelangelo, ma questo non fu l'unico motivo per cui si decise il trasferimento all'Accademia.
Si voleva infatti anche allestire una grande mostra su Michelangelo in occasione del quarto centenario della sua nascita, nel 1875, e in seguito allestire un vero e proprio museo michelangiolesco composto di opere originali, calchi e disegni. Da allora l'Accademia cominciò a qualificarsi come il "Museo di Michelangelo".
Al 1939 risale l'acquisizione della Pietà ritrovata nella Cappella Barberini a Palestrina, la cui attribuzione a Michelangelo è però oggi messa in dubbio da molti studiosi.
La collezione delle tavole a fondo oro ospitata nelle sale dette Bizantine del piano terra e nei quattro ambienti del primo piano fornisce una visione chiara e completa della produzione artistica fiorentina del periodo fra Giotto e Masaccio.
Fra esse, le formelle delle Storie della vita di Cristo e di san Francesco di Taddeo Gaddi, San Lorenzo e san Bartolomeo di Bernardo Daddi, il trittico della Pentecoste di Andrea Orcagna.
Opere di particolare interesse sono poi il Cassone Adimari, attribuito a Giovanni di ser Giovanni detto Lo Scheggia, Santo Stefano fra i santi Iacopo e Pietro del Ghirlandaio, la Madonna col Bambino, san Giovannino e due angeli del Botticelli, l'Assunzione della Vergine di Pietro Perugino, Venere e Amore di Iacopo Pontormo.
Palazzo Pitti
Galleria palatina
Fu Cosimo I che costituì il primo nucleo della collezione verso il 1620. Il figlio Ferdinando II la incrementò e la collocò nelle sale del primo piano, decorate da Pietro da Cortona e da Ciro Ferri.
Anche il Cardinal Leopoldo, fratello di Ferdinando II, contribuì in maniera determinante all'arricchimento della collezione, così come Cosimo III e il suo primogenito, il principe Ferdinando, al quale si deve l'acquisto di importanti dipinti fiamminghi, pale d'altare provenienti da diverse chiese toscane e opere eccezionali del periodo rinascimentale e barocco.
Oggi la visita ha inizio dalla Galleria delle Statue, nella quale si trovano sculture antiche provenienti dalla Villa Medici di Roma, e dalla Sala detta del Castagnoli.
L'attigua ala detta del Volterrano era un tempo destinata all'appartamento delle granduchesse sin dall'epoca di Cosimo II de' Medici; in quell'appartamento nel 1743 morì l'ultima rappresentante della famiglia, Anna Maria Luisa, che lasciò al popolo fiorentino le sue vastissime collezioni d'arte.
La disposizione delle opere della Galleria Palatina segue i criteri estetici tipici delle quadrerie seicentesche.
Le magnifiche cornici intagliate formano un insieme organico e armonioso coi motivi ornamentali delle volte, realizzando quell'ideale dell'unità delle arti che è al centro dell'estetica barocca.
La Galleria fu ulteriormente ampliata quando i Savoia nel 1915 donarono l'intero palazzo al demanio pubblico; fu possibile così raddoppiare il numero dei quadri esposti.
Le opere attualmente in mostra sono in buona parte provenienti dagli appartamenti privati dei vari membri della famiglia Medici.
Numerosi i capolavori: la Madonna col Bambino ed episodi della vita di sant'Anna di Filippo Lippi, databile intorno al 1450; la Madonna col bambino e san Giovannino di Raffaello (1516 circa) e, dello stesso artista, La Velata; il San Giovannino di Andrea del Sarto (1523); i celebri ritratti di Tiziano, di Veronese e di Tintoretto.
Museo degli argenti
Il Museo degli Argenti di Palazzo Pitti occupa i fastosi ambienti affrescati che un tempo costituivano l'appartamento estivo dei granduchi.
Si incontra al piano terreno la prima sala, il cui affresco della volta, di Angelo Michele Colonna, rappresenta la scena di Giove che scende dall'Olimpo per consegnare ai Medici i vessilli del potere. Sono invece di Agostino Mitelli le decorazioni alle pareti.
Anche la sala successiva, affrescata con Storie e Trionfo di Alessandro, è opera del Colonna e del Mitelli, così come l'attigua sala del Trono, dove si trovano dipinte le figure allegoriche della Forza, della Giustizia e del Tempo.
La sala più vasta e sfarzosa, un tempo Sala dell'Udienza, è decorata con i grandi affreschi eseguiti in occasione delle nozze di Ferdinando II e Vittoria della Rovere, celebrate nel 1635, che sono rappresentate nella grande composizione della volta ad opera di Giovanni da San Giovanni.
Alle pareti si trovano invece scene che esaltano la gloria di Lorenzo il Magnifico, eseguiti da Francesco Furini, Cecco Bravo, Ottavio Vannini.
Galleria d’arte moderna
La Galleria d'Arte Moderna ha sede all'ultimo piano di Palazzo Pitti, da cui si apre una splendida vista sulla collina e il giardino di Boboli.
Molte delle trenta grandiose sale che costituiscono il percorso espositivo furono decorate nel XIX secolo all'epoca degli ultimi granduchi lorenesi, Ferdinando III e Leopoldo II.
Istituita nel 1914 in seguito a una convenzione tra lo Stato italiano e il Comune di Firenze, la Galleria fu inaugurata nel 1924.
Galleria del costume
La Galleria del Costume ha sede nelle sale della Palazzina della Meridiana, iniziata nel 1776 da Gaspare Paoletti e portata a termine da Pasquale Poccianti negli anni del granducato di Leopoldo II.
Le sei sale verso Boboli che la costituivano in origine furono di pertinenza della famiglia granducale fino all'invasione di Firenze da parte delle truppe rivoluzionarie francesi, nel 1799.
La palazzina fu ampiamente modificata durante la Restaurazione e le sue sale furono nuovamente dipinte tra il 1833 e il 1837, epoca in cui venne realizzata anche la sala da ballo.
La Meridiana fu nuovamente riordinata con l'unità d'Italia e l'arrivo della corte Sabauda, tra il 1862 e il 1865.
Abitata dalla famiglia reale sino alla fine della monarchia in Italia, fu la residenza favorita di Vittorio Emanuele II negli anni di Firenze capitale.
Giardino di Boboli
Il primo nucleo fu acquistato nel 1550 da Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I de' Medici, dalla famiglia Pitti.
Il progetto di sistemazione del giardino fu intrapreso da Niccolò Pericoli, detto il Tribolo; dopo la sua morte nel 1555, la direzione dei lavori fu assunta da Davide Fortini e successivamente, fra il 1554 e il 1561, da Giorgio Vasari.
Anche l'Ammannati vi prestò la sua opera negli anni dal 1560 al 1583 e vi progettò il cortile che ha conservato il suo nome. Il grande spazio detto dell'Anfiteatro, di forma semiellittica, col quale si sarebbero armonizzate le due ali del cortile progettato dall'Ammannati, fu ricavato dalla grande cava di pietra ai piedi della collina di Belvedere. Questa concezione architettonica unì in un tutto armonico il palazzo Pitti e il giardino di Boboli. Dopo il 1574 Francesco I fece subentrare come architetto Bernardo Buontalenti, che realizzò la Grotta Grande. La grotta deriva dalla trasformazione di un vivaio eseguito fra il 1556 e il 1560 su progetto di Giorgio Vasari.
Le nicchie ai lati dell'ingresso della grotta ospitano le statue di Bacco e Cerere di Baccio Bandinelli (1552-1556). Negli angoli si trovavano, prima della loro sostituzione con calchi in cemento, avvenuta nel 1924, i Prigioni di Michelangelo.
Nei primi anni del Seicento, ai tempi del granducato di Cosimo I (1609-1621), il giardino venne ampliato, sotto la supervisione di Gherardo Mechini e Giulio Parigi, oltre la cinta muraria eretta durante la guerra contro Siena.
La composizione del giardino ebbe come asse ideale l'ampio viale dei cipressi, che conduce al grandioso Bacino dell'Isola, realizzato tra il 1612 e il 1620.
A Giulio Parigi si deve anche la Vasca dell'Isola, uno dei luoghi più suggestivi del giardino, originariamente concepita come spazio destinato alla coltivazione di agrumi e fiori.
Al centro della vasca si trovava probabilmente una fontana di Venere, fatta sostituire nel 1636 dal granduca Ferdinando II con l'Oceano del Giambologna. Risale sempre al 1636 la collocazione nell'attuale posizione della statua dell'Abbondanza, iniziata dal Giambologna e conclusa da Pietro Tacca.
Nel Settecento la dinastia medicea si estinse e il Granducato passò agli Asburgo-Lorena.
Dopo un primo periodo di abbandono, sotto Pietro Leopoldo di Lorena (1765-1790) furono intrapresi ingenti lavori di restauro che interessarono le sculture, le architetture, gli impianti idrici e la vegetazione.
Il giardino fu anche dotato di nuovi edifici, fra i quali il Kaffeehaus (1775) e la Limonaia (1777-1778), progettati da Zanobi del Rosso, e la Palazzina della Meridiana, iniziata nel 1776 da Niccolò Gaspero Paoletti.
Una nuova fase di decadenza si ebbe durante la dominazione napoleonica (1799-1814) e in seguito al tentativo della granduchessa Elisa Baciocchi di trasformare Boboli in un giardino all'inglese, mai portato a termine.
Con la restaurazione lorenese si riportò Boboli all'aspetto formale che aveva avuto sin dalle sue origini.
Nel 1834, sotto Leopoldo II, il giardino subì la distruzione dei labirinti per l'apertura di un grande viale carrozzabile, su progetto di Pasquale Poccianti.
Durante questo secolo il giardino è stato lo scenario di celebri spettacoli all'aperto.
Cenacolo di Andrea del Sarto
Questo luogo fu originariamente refettorio dell'abbazia vallombrosana di San Salvi e risale agli inizi del XVI secolo. Affrescato da Andrea del Sarto fra il 1511 e il 1527, fino ai primi dell'Ottocento accolse le monache di clausura della Beata Umiltà.
In seguito alle soppressioni religiose del XVIII secolo, divenne di proprietà dello Stato e fu trasformato in deposito.
L'interno ha conservato l'imponente aspetto cinquecentesco degli ambienti originari del convento: la vecchia cucina del refettorio, la "sala del lavabo", con il grande camino del XVI secolo e il lavabo di Benedetto da Rovezzano.
Sempre di Benedetto da Rovezzano sono anche i frammenti in marmo del monumento funebre di San Giovanni Gualberto, fondatore dell'ordine vallombrosano.
Notevolissimo, nella sala del Refettorio, il grande affresco di Andrea del Sarto raffigurante l'Ultima Cena, considerato il capolavoro del pittore, che lo eseguì intorno al 1520.
Il Cenacolo custodisce inoltre una scelta di tavole e di pale d'altare di scuola fiorentina, molte delle quali provenienti da chiese fiorentine e da conventi soppressi.
Di Andrea del Sarto un'Annunciazione, il Cristo in Pietà e il Noli me tangere.
Opere di artisti contemporanei o seguaci di Andrea del Sarto sono la Madonna col Bambino di Giuliano Bugiardini, il San Zanobi che risuscita un fanciullo e la Traslazione del corpo di san Zanobi di Ridolfo del Ghirlandaio, l'Adorazione dei pastori, la Sacra Conversazione e il Noli me tangere del Franciabigio, la Madonna col Bambino e san Giovannino del Pontormo.
Museo di San Marco
Il Museo di San Marco occupa gli spazi del nucleo più antico del preesistente convento domenicano che Michelozzo ricostruì nell'arco di circa un decennio, dal 1436 al 1446 su incarico di Cosimo il Vecchio de' Medici.
L'intervento di Michelozzo ha utilizzato al massimo le strutture murarie del vecchio edificio ed è riuscito a creare uno spazio conventuale i cui ambienti e la loro disposizione rispondono a criteri di funzionalità assolutamente moderni, riconoscibili ancora oggi.
L'insieme dell'edificio si presenta come un complesso di proporzioni monumentali, con tutti i caratteri di sobrietà ed eleganza dell'architettura fiorentina rinascimentale.
Il piano terreno ospita, intorno al grande chiostro attiguo alla chiesa, gli ambienti nei quali si svolgeva la vita comunitaria: l'Ospizio per i pellegrini adiacente all'ingresso, la Sala capitolare, la Sala del Lavabo, il Refettorio e l'attiguo spazio riservato alla cucina e ai locali di servizio; vi si trova anche un altro piccolo chiostro quattrocentesco, detto Chiostro della Spesa, e un cortile, la cosiddetta Corte del Granaio.
Quasi parallelamente alla sistemazione architettonica, l'edificio si arricchì di uno straordinario ciclo di pitture eseguite dal Beato Angelico che visse e lavorò nel convento negli anni 1387 e 1400-1455 nelle celle (Annunciazione e storie della vita di Gesù), nei corridoi, nel chiostro, nella Sala capitolare (Crocifissione).
Cappelle Medicee
Le Cappelle medicee costituiscono un vasto insieme di ambienti di grande interesse storico e architettonico.
L'ampia cripta, contenente le tombe della famiglia Medici, è stata costruita su disegno del Buontalenti.
I sotterranei della chiesa di San Lorenzo, restaurati in seguito all'alluvione, custodiscono la semplice e suggestiva Tomba di Cosimo il Vecchio, inserita nel pilastro centrale, e la Tomba di Donatello, la cui lapide è stata posta in epoca successiva, nel secolo XVIII.
Una scala porta alla Cappella dei Principi, il sontuoso mausoleo dei granduchi della famiglia Medici, cominciata da Matteo Nigetti nel 1604 su disegno di Don Giovanni de' Medici, figlio naturale di Cosimo I.
Il progetto iniziale subì notevoli alterazioni ad opera del Buontalenti. Si tratta di un vasto ambiente ottagonale di 28 metri di diametro, preziosamente rivestito di marmi scuri e pietre dure, che destò stupore e ammirazione sin dall'epoca della sua costruzione.
L'intarsio della zoccolatura, in pietre dure, madreperla, lapislazzuli e corallo, riproduce gli stemmi di sedici città toscane.
I sei monumentali sarcofaghi addossati ai muri sono dei granduchi Ferdinando II, Cosimo II, Ferdinando I, Cosimo I, Francesco I e Cosimo III. Il secondo e il terzo sarcofago sono sormontati da colossali statue in bronzo dorato realizzate da Pietro e Ferdinando Tacca fra il 1626 e il 1642.
Le integrazioni e le opere di abbellimento delle Cappelle proseguirono: è del 1836 la decorazione della cupola ad opera di Pietro Benvenuti, con temi biblici e neotestamentari.
Un corridoio unisce la Cappella dei Principi alla Sagrestia Nuova, così denominata per distinguerla dalla Sagrestia del Brunelleschi; a differenza di quest'ultima, la Sagrestia Nuova è stata concepita sin dall'inizio come cappella funeraria della famiglia Medici: furono il cardinale Giulio de' Medici e il papa Leone X ad idearla.
Michelangelo cominciò a costruirla nel 1521, e nel 1524 aveva già realizzato la volta, ma la cacciata dei Medici nel 1527 e l'assedio di Firenze provocarono il rallentamento dei lavori.
La partenza definitiva di Michelangelo da Firenze nel 1534 fece sì che l'opera restasse incompiuta: l'artista riuscì ad ultimare soltanto due dei monumenti sepolcrali, il Sepolcro di Lorenzo, duca di Urbino, e il Sepolcro di Giuliano di Nemours.
Museo del Bargello
Il Museo Nazionale del Bargello si trova in quello che fu il Palazzo del Capitano del Popolo.
Il nucleo originale, risalente al 1255, è stato costruito, secondo il Vasari, su disegno di un certo Lapo, padre di Arnolfo di Cambio, e corrisponde al blocco che si affaccia su via del Proconsolo: è la più antica sede del governo della città.
Dalla fine del XIII sec. fino al 1502 il Palazzo fu residenza ufficiale del Podestà, il magistrato che governava la città e che doveva essere, secondo la tradizione, un forestiero.
Intorno al 1287 venne costruito il verone, la bellissima loggia affacciata sul cortile dove spesso il Podestà adunava i rappresentanti delle arti e delle corporazioni.
Il torrione, preesistente a tutto l'edificio, conteneva la campana detta la Montanina, che suonava quando si dovevano chiamare a raccolta i cittadini fiorentini in caso di guerra o di assedio.
Nel 1502 il palazzo divenne sede del Consiglio di Giustizia e della polizia, il cui capo era detto, appunto, "il Bargello".
Nel 1786, quando il granduca Pietro Leopoldo abolì la pena di morte, gli strumenti di tortura furono bruciati nel cortile.
Le prigioni rimasero in uso fino al 1857, quando furono trasferite nell'ex convento delle Murate; a partire da questa data, cominciò il completo restauro dell'edificio, compiuto dall'architetto Francesco Mazzei.
Museo Archeologico
Il Museo Archeologico contiene una delle più importanti collezioni d'arte etrusca del mondo. Ha sede nel Palazzo della Crocetta, che fu costruito per la granduchessa Maria Luisa d'Austria nel 1620, probabilmente da Giulio Parigi. Istituito nel 1870, il museo fu collocato nella sede attuale nel 1880.
Una sezione dell'Archeologico è costituita dalle Raccolte egizie, le più importanti d'Italia dopo quelle di Torino.
Il primo nucleo della sezione egizia, che aveva sede nel cenacolo di Foligno, ebbe origine dalla collezione Nizzoli, acquistata nel 1824, nonché dai pezzi derivanti dalla spedizione italiana diretta da Ippolito Rosellini, compiuta parallelamente a quella francese di Champollion.
La collezione è stata successivamente incrementata da numerosi acquisti e donazioni, nonché dai reperti delle campagne archeologiche in Egitto del 1885 e del 1891-92 dello Schiaparelli.
Fra le opere più famose del museo, nella sala detta dell'Idolino si trova l'omonima statua bronzea greca.
Nella cosiddetta Galleria dei bronzi sono esposti tre grandi bronzi etruschi: la statua di Minerva, la celebre Chimera ferita da Bellerofonte, del V sec. a. C., l'Arringatore, statua monumentale funeraria del III secolo.
Nella sezione dedicata ai vasi attici a figure nere è il celebre particolare del Vaso François, del VI sec. a. C., attribuito all'artista greco Clizia.
Museo Opificio delle pietre dure
Fu fondato nel 1588 dal granduca Ferdinando I, che organizzò i laboratori granducali in un'ala degli Uffizi per accogliervi il personale specializzato nella lavorazione delle pietre rare e preziose impiegate per la decorazione della Cappella dei Principi in costruzione.
Fu Pietro Leopoldo che, nel 1796, trasferì l'Opificio nell'attuale sede di via degli Alfani.
Dislocato per la parte operativa nella sede della Fortezza da Basso, ancora oggi l'Opificio mantiene la sua tradizione di lavorazione e restauro di mosaici in pietre dure, in commesso fiorentino, a sezioni e a tessere.
L'attuale sistemazione museale, che risale agli anni compresi tra il 1952 e il 1976, raccoglie opere in pietre dure e in marmi policromi, ma anche scagliole, dipinti su pietra, dipinti a olio e strumenti per la lavorazione dei materiali.
Particolarmente interessanti lo Stemma mediceo con putti; un Ritratto di Cosimo I in pietre dure del 1597; un Modello della Cappella dei Principi del XVIII secolo; un Piano di tavolo con strumenti e ghirlande floreali in commesso di pietre dure su fondo di porfido, del 1849.
Ville medicee
Castello
La villa di Castello è una delle più antiche residenze suburbane della famiglia Medici, fu infatti acquistata da Lorenzo e Giovanni di Pier Francesco nel 1477.
Il giardino, il cui disegno venne commissionato da Cosimo I al Tribolo nel 1538, fu studiato per celebrare il potere del principe attraverso la simbologia delle sue statue, delle fontane, e delle grotte.
Attualmente la villa non è aperta al pubblico, ma è visitabile lo splendido giardino ricco di agrumi e piante rare e decorato di sculture antiche e rinascimentali. Di straordinario fascino è la Grotta degli animali, un tempo animata da giochi d'acqua.
Petraia
La villa medicea della Petraia, fu acquistata nel 1575 dal cardinale Ferdinando dei Medici. L'antico edificio fortificato, di cui resta ancora la grande torre, fu ampliato verso la fine del Cinquecento per realizzare l’attuale villa.
Il cortile della villa, coperto nell’Ottocento, è decorato con affreschi di Baldassarre Franceschini, detto il Volterrano, e di Cosimo Daddi.
Lo splendido giardino, progettato dal Tribolo, venne modificato durante il periodo napoleonico e alla metà del XIX secolo per opera di Joseph Frietsch.
Poggio a Caiano
La Villa medicea di Poggio a Caiano fu edificata da Lorenzo de Medici e dai suoi eredi su disegno di Giuliano da Sangallo, tra il 1845 e il 1520 circa, all’interno di una vasta proprietà agricola alle pendici del monte Albano.
Essa rimase sempre la residenza estiva dei Medici e, oltre ad ospitare numerose personalità, fu teatro di importanti avvenimenti della loro storia dinastica, come i festeggiamenti per i matrimoni tra Alessandro dè Medici e Margherita d'Austria (1536), Cosimo I ed Eleonora da Toledo(1539), Francesco I e Bianca Cappello (1579).
Il salone, detto di Leone X, è splendidamente decorato con affreschi allegorici, celebrativi della famiglia Medici, eseguiti da Andrea del Sarto, Pontormo, Franciabigio, Alessandro Allori.
Dal 19 giugno 2007, nel secondo piano della villa, è allestito il Museo della Natura Morta, nel quale sono esposti circa 200 dipinti provenienti dalle collezioni medicee.
Cerreto Guidi
La villa, situata nei pressi del Padule di Fucecchio, una zona umida particolarmente ricca di fauna, fu edificata nel 1556 per iniziativa di Cosimo I come residenza di caccia e presidio territoriale.
Il progetto dell’edificio, caratterizzato dalle due peculiari rampe d’accesso a scalera in mattoni, è attribuito al Buontalenti.
All’interno sono esposti ritratti della famiglia Medici e mobili di varia epoca e provenienza. I rapporti della villa con l’habitat del Padule sono illustrati da mappe e plastici.
Al primo piano è stato allestito, dal settembre 2002, il Museo Storico della Caccia e del Territorio, che ospita una raccolta di armi, principalmente da caccia e da tiro dei secoli XVII-XIX.