La città di Pisa
MONUMENTI
La Piazza del Duomo di Pisa, comunemente nota come "Piazza dei Miracoli" (o "Campo dei Miracoli", così chiamata per il rapporto armonico dei vari edifici che vi si dispongono), si trova in posizione decentrata rispetto al centro storico della città.
L'area, destinata al culto sin dall'epoca degli Etruschi, costituisce il centro religioso cittadino e comprende edifici sorti in un periodo compreso tra l'XI e il XIV sec.
Nella piazza si dispongono la Cattedrale di Santa Maria Maggiore (con l'annessa torre campanaria), il Battistero e il Camposanto, che si possono interpretare simbolicamente come i tre momenti fondamentali della vita dell'uomo: la nascita (il Battistero), la vita (il Duomo), la morte (il Camposanto).
Oltre al Duomo e alla torre campanaria, di notevole rilevanza architettonica sono il Battistero e il Camposanto monumentale. La costruzione del Battistero viene avviata nel 1152 dall'architetto Deotisalvi (che nel 1153 progetta anche la chiesa pisana del Santo Sepolcro) e si conclude solo nel XIV sec.
L'esterno si rifà allo schema decorativo del Duomo, caratterizzato al piano terra da arcate cieche sormontate da una serie di loggette aperte ad archi su colonne.
Questa prima fase della costruzione si interrompe alla fine del XII sec.: i lavori riprendono intorno alla metà del Duecento sotto la direzione di Nicola Pisano che, in collaborazione con il figlio Giovanni (al quale passerà la direzione del cantiere dopo la morte del padre, avvenuta nel 1284), introduce i coronamenti con pinnacoli e tabernacoli cuspidati di accento rayonnant.
Un'epigrafe all'interno dell'edificio che riporta l'anno 1278 allude alla nuova edificazione del Battistero, anche se probabilmente i lavori, iniziati diversi anni prima, si concludono dopo quella data. Nella lunetta del portale si trovava una grande statua di Giovanni Pisano raffigurante una Madonna col Bambino (ora al Museo dell'Opera e sostituita in loco da una copia).
All'interno si conservano il fonte battesimale di Guido Bigarelli da Como (1246) e il pulpito di Nicola Pisano, firmato e datato 1260, prima opera certa del grande artista al quale si deve il rinnovamento della scultura italiana in età gotica.
Il Camposanto, iniziato nel 1277 da Giovanni di Simone (come ricordato nell'iscrizione posta accanto al portale destro), fu portato a termine solo nel XIV sec. Esso completa il gruppo degli edifici religiosi della piazza, racchiudendo l'antico cimitero. Addossato alla cinta muraria, il Camposanto si sviluppa longitudinalmente in modo da congiungere idealmente la Cattedrale con il Battistero.
All'interno dei corridoi porticati sono conservati numerosi sarcofagi romani, mentre nel pavimento sono sepolti nobili pisani. Danneggiato da un bombardamento del 1944, il Camposanto conserva ancora all'interno affreschi di Taddeo Gaddi (Storie di Giobbe, 1342 circa), Spinello Aretino (Storie dei SS. Efisio e Potito, 1390-91), Andrea Bonaiuti (Storie di S. Ranieri, 1377) e del cosiddetto "Maestro del Trionfo della Morte", identificato dalla critica con Buonamico Buffalmacco (Giudizio Universale, Inferno, Trionfo della Morte).
Quasi completamente perduti sono gli affreschi dipinti da Benozzo Gozzoli sulla parete nord del Camposanto, raffiguranti Storie del Vecchio Testamento (1468-84), di cui si conservano solo dei frammenti ma dei quali si possono ammirare le bellissime sinopie conservate nel vicino Museo delle Sinopie di Pisa.
DUOMO
Il Duomo di Pisa venne iniziato nel 1064 sotto la supervisione dell'architetto Bruschetto di Giovanni. Il suo completamento avvenne nel 1100. Al suo interno ospita importanti opere come il Pulpito di Giovanni Pisano, dipinti di Andrea del Sarto, del Beccafumi, del Sodoma e del Sogliani.
La facciata e l'abside furono costruite in una seconda fase, probabilmente intorno al 1130, nell'ambito di un progetto di ampliamento affidato allo stesso Bruschetto, anche se alcuni documenti affermato che fu Reinaldo a seguire i lavori. Probabilmente a quest'ultimo spettò invece la decorazione scultorea della nuova parte della cattedrale. Nel 1596, a seguito di un devastante incendio, il Duomo di Pisa subì un radicale restauro. Fortunatamente sia il Pulpito di Pisano che il mosaico di Cimabue nell'abside scamparono alle fiamme.
Il Duomo fu protagonista anche della vita del celebre scienziato Galileo Galilei: si dice che fu proprio nella cattedrale che, osservando oscillare una lampada, il fisico intuì la "legge del pendolo".
Con la sua pianta a croce latina e il suo rivestimento di strisce di marmo verde e bianco, il Duomo di Pisa ci testimonia quello che fu lo splendore economico e culturale dell'antica repubblica marinara. Divenuto con il tempo un esempio dello stile romanico pisano, il Duomo risente anche dell'influenza dei rapporti tra la città ed il mondo arabo. Infatti presenta al suo interno, diviso in cinque navate, un gran numero di colonne, che ricordano molto le moschee che sicuramente i marinai pisani avevano avuto modo di ammirare durante i loro viaggi in nord Africa e Medioriente.
Da notare anche come il suo architetto volle in un certo modo anticipare le tendenze rinascimentali progettando un complesso monumentale estraneo alla città vecchia, che gli permise di operare anche sul territorio circostante al Duomo. La facciata classicheggiante di questo, inoltre, suggerì l'idea innovativa di proporre cicli figurati a carattere didascalico all'interno dell'edificio anziché all'esterno, come era in uso all'epoca.
Una delle opere più suggestive all'interno del Duomo è sicuramente il Pulpito, o "pergamo" di Giovanni Pisano, realizzato tra il 1302 e il 1310. La sua complessità è testimoniata dagli archi che ne sorreggono i lati e dalle figure scultoree che sostituiscono le parti di sostegno, così come particolarmente arricchita è la parte iconografica dei pannelli.
Molto apprezzati sono anche i portali, con pannelli in bronzo sui quali furono effettuati rilievi dagli allievi del Giambologna. In prossimità dell'abside si può ammirare il mosaico, la cui figura di S.Giovanni Evangelista fu realizzata da Cimabue. La zona del presbiterio è arricchita dai lavori Andrea del Sarto e del Beccafumi, mentre il transetto è decorato da splendide tele settecentesche.
Il Battistero è uno dei quattro edifici che compongono il complesso monumentale di Piazza dei Miracoli ed è noto ai pisani anche perché fu proprio al suo interno che, nel 1564, venne battezzato Galileo Galilei. Fu iniziato il 15 agosto 1152 ma il suo completamento nel corso del tempo è stato contraddistinto da interventi avvenuti in epoche diverse.
Il progetto originale del Battistero era dell'architetto Diotisalvi, indicato come uno dei possibili progettisti della Torre pendente, ma i lavori furono interrotti presto per essere ripresi, con radicali modifiche alle idee iniziali, un secolo più tardi, sotto la guida di Nicola e Giovanni Pisano. La struttura fu terminata a fine Trecento.
Questa è la ragione della particolare mescolanza di stili architettonici che contraddistingue il Battistero e che è possibile ritrovare anche in altre opere di Piazza dei Miracoli. L'ultimo intervento che ci ha consegnato l'edificio così come lo vediamo oggi risale al XIX secolo, quando furono anche eseguite delle copie delle originali sculture ornamentali (statue e busti di santi e profeti). Queste ultime, infatti, furono trasferite e sono tuttora conservate nel Museo dell'Opera del Duomo.
E’ a pianta circolare, ricoperto di marmo bianco, prevalentemente in stile romanico pisano, sebbene decorazioni e bifore evidenziano un'influenza gotica. La sua cupola piramidale è divisa in una parte di mattone rosso ed una di lamine di piombo bianco. Culmina con un cupolino sopra al quale poggia una statua in bronzo raffigurante San Giovanni Battista. I nemici della Repubblica di Pisa accusavano i pisani di non aver completato la cupola per risparmiare soldi. Oggi sappiamo che la decisione di non ricoprire di rosso l'intera cupola sia da attribuire alla funzione secondaria di torre-faro notturno del Battistero. Nelle città di mare vi erano numerose strutture che fungevano da enormi meridiane, sfruttando il riflesso della luna sulle lastre bianche per essere visibili alle navi da grandi distanze.
L'interno del Battistero fu progettato volutamente spoglio allo scopo di favorire uno straordinario eco, in grado di suscitare un'atmosfera mistica e suggestiva. Al centro della struttura è situata la Fonte Battesimale, concepita per il rito "a immersione", allora molto comune. Opera di Guido Bigarelli da Como, realizzata nel 1246, è costituito da una grande vasca ottagonale con altre quattro vasche più piccole all'interno. L'opera, pur mantenendo una linea semplice, in linea con l'austerità che domina l'interno del Battistero, risente dell'influenza bizantina del suo autore, che si rivela negli intarsi che la impreziosiscono.
Il pulpito dell'edificio fu realizzato tra il 1255 e il 1260 da Nicola Pisano e rappresenta una delle novità dell'epoca in fatto di sculture, principalmente per la profondità e la precisione anatomistica delle figure, che preannunciano il progressivo allontanamento dall'arte romanica. A pianta esagonale, il Pulpito presenta infatti decorazioni e rilievi che preannunciano il recupero e la rilettura dello stile classico che rinnoverà profondamente l'arte italiana nei secoli successivi. Nei sei riquadri principali sono raffigurate scene della vita di Gesù e del Giudizio Universale.
Il Camposanto
Iniziato da Giovanni di Simone nel 1277, è un antico cimitero, chiuso da quattro portici, che chiude il lato settentrionale della Piazza del Duomo. Si tratta di un vasto chiostro incorniciato da porticati lastricati. Vi furono portati molti sarcofagi patrizi di epoca romana e numerosi monumenti funebri, dedicati ai personaggi illustri della vita scientifica e letteraria della città.
La tradizione vuole che verso la fine del Duecento, l'Arcivescovo Ubaldo de' Lanfranchi fece trasportare all'interno del quadriportico del Camposanto una certa quantità di terra proveniente dal Golgota, il luogo in cui era stato crocifisso Gesù. Fu portata a Pisa da alcuni crociati di ritorno dalla Terra Santa. Intorno a quel rettangolo di terra santa, l'edificio fu lentamente completato nei secoli successivi. Basti pensare che nel 1358 le fondamenta del lato nord non erano state ancora scavate.
Anche per questo motivo lo stile gotico poté sovrapporsi a quello inizialmente romanico pisano, rendendo l'opera molto interessante ed originale. Solo intorno alla metà del XV secolo il Camposanto poté dirsi terminato, mentre la cappella Dal Pozzo fu aggiunta alla fine del ‘500.
Nel XVI secolo si iniziarono ad affrescare i quattro lunghi corridoi dei portici. Purtroppo numerose opere, i cui autori sono Benozzo Gozzoli, Piero di Puccio e Spinello Aretino, subirono gravi danneggiamenti durante i bombardamenti del 1944. Ne rimangono solo le "sinopie", gli schizzi preparatori, conservati al Museo delle Sinopie. Rimase danneggiato ma si salvò "Il trionfo della Morte", opera attribuita a Buonamico Buffalmacco che presenta una drammatica allegoria in cui alla vita allegra di alcuni giovani fanno da sfondo una serie sepolcri aperti.
Due porte si aprono lungo il lato meridionale del Camposanto, sormontate da un tabernacolo gotico che ospita una "Madonna e santi" di Giovanni Pisano. Nel corridoio occidentale, invece, si possono ammirare i resti delle catene che chiudevano il porto di Pisa. Furono prese dai rivali genovesi, usciti vincitori dalla battaglia di Meloria del 1284, e restituite alla città solo nel 1860. Anche il Camposanto, come il Battistero e il Duomo, è a suo modo legato alla celebre figura di Galileo Galilei. Nella Cappella Aulla si conserva la lampada votiva che secondo la leggenda ispirò al celebre scienziato le sue osservazioni sull'oscillazione del pendolo.
La Torre di Pisa non è solamente il campanile del Duomo, ma anche e soprattutto la costruzione più caratteristica della città. Principalmente, deve la sua popolarità alla sua singolare pendenza, che l'ha resa famosa in tutto il mondo e ha recentemente costretto la città di Pisa ad un complesso lavoro di ristrutturazione, per il quale è stata tenuta chiusa per più di dieci anni.
Non è solo la sua pendenza a fare del campanile del Duomo un edificio particolare. Anche la sua ubicazione defilata rispetto al Duomo, infatti, è piuttosto inusuale. Probabilmente il suo ignoto architetto (Bonanno e Gherardo di Gherardo sono i più accreditati) l'aveva concepita, a discapito della sua funzione "subordinata" alla cattedrale, come punto di riferimento dell'allora complesso di Piazza dei Miracoli, in grado di rendersi visibile grazie alla torre da ogni parte della città. Si spiegherebbero così la sua mole notevole e la sua distanza dal Duomo.
La costruzione della Torre prese il via nel 1174, secondo il calendario pisano, che iniziava con dieci mesi di anticipo circa. Si ritiene perciò che la nascita dell'edificio sia databile al 1173. Si interruppe più volte, probabilmente a causa del cedimento del terreno che le avrebbe impedito per sempre di rimanere perpendicolare al terreno. Tuttavia all'epoca un simile fenomeno capitava più spesso di quanto si possa pensare. L'insufficiente documentazione a disposizione non ha aiutato gli studiosi a completare il quadro delle operazioni che si sono susseguite nell'arco di duecento anni. Tuttavia, si dà ormai per sicuro che il concepimento originale del campanile non prevedeva assolutamente l'incredibile inclinazione che ne ha accresciuto la notorietà.
Una seconda fase dei lavori, cui prese parte anche Givanni Pisano, si avviò nel 1275, con la costruzione di altri tre piani. La cella campanaria fu aggiunta all'incirca a metà del XIV secolo. Nell'800 vennero effettuati dei lavori di che ne riportarono alla luce parte del basamento interrato. Fu un grave errore che alterò la stabilità della torre, accelerandone il processo di inclinazione. Dal 1990 al 2001 la Torre è quindi rimasta chiusa ai visitatori per un lavoro di recupero complesso e articolato, che l'ha restituita ai visitatori. È oggi possibile accedervi, sebbene il numero degli ingressi sia molto limitato.
Il Campanile o Torre pendente
La Torre ha una pianta circolare e decorazioni che richiamano l'abside del Duomo. Sopra alla porta d'ingresso vi era un tempo una Madonna col Bambino la cui paternità è stata attribuita ad Andrea Guardi. Ai lati dell'entrata vi sono due fasce figurate e un bassorilievo raffigurante delle navi e un faro, copia di uno più antico che si trova presso la porta di S.Ranieri. i vari piani sono una ripetizione di gallerie ed arcate, ad eccezione della cella campanaria, nella quale sono collocate sette campane. Per giungere fino alla terrazza della cella bisogna salire ben 294 gradini.
Santo Stefano dei Cavalieri
La chiesa, officiata il 7 luglio del 1562, iniziò a essere costruita dal Vasari il 17 aprile del 1565, dove anticamente sorgeva la chiesa di San Sebastiano alle Fabbriche Maggiori. Questa chiesa fu voluta da Cosimo I de’Medici come Collegiata dell’Ordine Militare e Cavalleresco di Santo Stefano, papa e protomartire cristiano. La facciata, iniziata dal Vasari stesso, fu completata su progetto e disegno di Giovanni de’Medici. In origine era a una sola navata, cui furono aggiunte nel secolo XVII le due navate laterali, completate nel 1934. L’interno della chiesa conserva al suo interno cimeli, bandiere e fanali sottratti alle navi turche e pirate nel corso dei secoli XVI - XVIII. Il grande soffitto ligneo presenta opere dedicate alle imprese ed alla gloria dell’Ordine di Santo Stefano.
Santa Maria Della Spina
La chiesa di Santa Maria della Spina è considerata un autentico gioiello dell'arte gotica italiana. Il nome, che le fu dato nel 1333, deriva dalla spina delle corona di Cristo, che un mercante pisano portò a Pisa al suo ritorno dalla Terra Santa, collocandola nella chiesa.
Nella sua collocazione originaria, la chiesa di Santa Maria de Pontenovo (così si è chiamata nel suo primo secolo di vita) si posizionava in prossimità di un ponte, il Pontenovo, distrutto nel XV secolo e mai più ricostruito. Era un piccolo oratorio fino a quando, nel 1322, iniziarono i lavori di ampliamento diretti da Lupo di Francesco. La chiesa è attualmente sita sul Lungarno Gambacorti, ma all'epoca della sua costruzione, nel 1230, sorgeva sulla riva destra dell'Arno.
Nell'Ottocento fu smontata e trasferita per evitare che potesse essere danneggiata dalle frequenti alluvioni del fiume, sorte che nel secolo successivo toccò invece a numerosi edifici antichi. Si decise anche di sostituire le statue originali con delle copie. Purtroppo, così facendo i pisani privarono la costruzione della sua antica sagrestia, che venne invece distrutta alterando per sempre la struttura del complesso.
La facciata della chiesa è divisa in due parti perfettamente simmetriche, con due portali sormontati da due archi e due timpani. Al centro c'è un tabernacolo sul quale poggia la copia della "Madonna con Bambino" di Giovanni Pisano. L'originale è esposta al Museo di San Matteo. La copertura è arricchita di cuspidi, guglie e pinnacoli, come vuole la tradizione gotica. Numerose statue decorano le alte guglie piramidali che dominano la parte superiore, a sua volta arricchita da due rosoni e intarsi marmorei. Molti artisti sembrano essersi avvicendati nell'opera di abbellimento della facciata, tra i quali Nino, Andrea e Giovanni Pisano, Lupo di Francesco e Giovanni di Balduccio.
A differenza della ricchezza e ricercatezza decorativa della sua parte esteriore, la chiesa si presenta piuttosto spoglia al suo interno. Gran parte del suo arredo mobile è andato perso nel tempo e ciò che ne rimaneva fu precauzionalmente spostato al Museo di San Matteo e nella chiesa di Santa Chiara. L'edificio è a pianta rettangolare e ospita comunque al suo interno un'altra "Madonna con Bambino", di Andrea e Nino Pisano, nota anche con il nome di "Madonna della Rosa". Realizzata tra il 1345 e il 1348 conserva ancora in parte la colorazione e la doratura originarie ed è considerata uno dei massimi esempi di scultura gotica. La venerata reliquia della spina è conservata in un tabernacolo murato sulla parte sinistra.
La Scuola Normale Superiore di Pisa è uno degli istituti di formazione e ricerca più famosi e prestigiosi d'Europa. Organizza corsi universitari e dottorati di ricerca articolati in due principali attività, o Classi: lettere e filosofia da una parte, scienza matematiche, fisiche e naturali dall'altra. La sua definizione "Normale" trae origine dalla sua principale funzione didattica, ovvero quella di trasmettere "norme".
Nata nel 18 ottobre 1810 per decreto di Napoleone, come succursale italiana dell'Ecole Normale Supérieure di Parigi, la Normale di Pisa inizia la sua attività solo nel 1813, dedicata alla formazione di insegnanti di scuola superiore. Dopo solo un anno, però, Napoleone abdica e la scuola chiude i battenti. Verrà riaperta e riprenderà la sua attività solo nel 1846, per volere di Leopoldo II di Lorena. Nel 1862, con l'unità d'Italia, la scuola assume carattere nazionale e prende il nome di "Scuola Normale del Regno d'Italia". Con la pubblicazione degli "Annali della Classe di Scienze" e degli "Annali della Classe di Lettere e Filosofia", tra il 1871 e il 1873, la scuola avvia la sua prolifica attività editoriale. Nel corso degli anni, all'attività di formazione di insegnanti si è affiancata quella di preparazione di docenti e ricercatori universitari. La Biblioteca della Normale conta attualmente più di 600000 unità tra testi, riviste ed altro materiale a disposizione dei suoi studenti.
Fra i banchi della Scuola sono passati alcuni dei personaggi più illustri della cultura italiana, tra i quali i premi Nobel per la fisica Enrico Fermi e Carlo Rubbia e il Nobel per la letteratura Giosué Carducci. Altri famosi "normalisti" sono stati il poeta Giovanni Pascoli, lo storico Gioacchino Volpe, i matematici Aldo Andreotti e Mario Picone e l'attuale Presidente della Repubblica italiana Carlo Azeglio Ciampi.
L'università sorge in Piazza dei Cavalieri, un sito che prende il suo nome dai Cavalieri di Santo Stefano, che vi avevano stabilito la loro sede. Questo Ordine nasce nel 1562 per decreto di Papa Pio IV, con la principale mansione di arginare le scorrerie dei Turchi sul Mediteraneo. La scelta di Pisa come sede si deve alla volontà di Cosimo I dei Medici, governatore del Granducato di Toscana, di fare dell'antica repubblica marinara, insieme a Livorno, il fulcro della potenza navale toscana. Inoltre, consegnando ai Cavalieri la piazza che fu il centro politico-amministrativo della Pisa indipendente, i Medici conferiscono all'evento anche un alto valore simbolico nei confronti della città ormai a loro assogettata. All'architetto Giorgio Vasari viene affidato il compito di realizzare la ristrutturazione della piazza. Già nel 1564 i cavalieri prendono possesso delle stanza del vecchio Palazzo degli Anziani. Nel 1569 viene eretta anche una statua a Cosimo I, realizzata dal Francavilla.
L'edificio prende presto il nome Palazzo dei Cavalieri della Carovana ed è quello che oggi ospita la sede della Scuola Normale. L'insediamento di un istituto didattico nel palazzo non è assolutamente fuoriluogo. La struttura aveva funzione di collegio e luogo di studio anche per i soldati, che vi trascorrevano tre anni ad istruirsi alle arti militari e alle scienze. Lo schema dell'interno voluto da Vasari, che ha concepito il palazzo come una sorta di collegio, ne è una dimostrazione. L'architetto si impegnò molto anche nel ridisegnare la facciata medioevale del palazzo, trasformandola in quella armoniosa e geometrica che è possibile ammirare recandosi in Piazza dei Cavalieri.
Il “GIOCO DEL PONTE”
Il Gioco del Ponte è un antichissimo torneo, di cui si ha notizia già verso la fine del 1400. Quando i Medici ebbero il Granducato di Toscana, per governarla, trovarono già in atto l'antica rivalità esistente tra i pisani che abitavano sulle opposte rive dell'Arno.
Infatti era in uso un combattimento che vedeva impegnati gli abitanti che popolavano il territorio a nord del fiume contro quelli che popolavano il territorio a sud del medesimo. In un primo momento, i regnanti fiorentini, vietarono l'effettuazione del Gioco, perché era visto come un pericoloso strumento di rivolta.
I pisani erano molto affezionati a quella finta battaglia che riportava a memoria, le gesta, le imprese, e lo splendore della Repubblica Pisana. Successivamente furono attribuiti al gioco del ponte valori educativi, morali e cavallereschi, per cui i Medici si adoperarono per la ripresa del torneo, che una volta regolamentato e disciplinato divenne, nei secoli a seguire, la piú importante manifestazione della città.
La battaglia, che originariamente si svolgeva sulla piazza degli Anziani, oggi dei Cavalieri, fu spostata sul ponte di Mezzo, il principale ponte della città, e da quel momento il torneo prese ufficialmente il nome di: Gioco del ponte.
L'Arno divide Pisa in due territori denominati parte di Mezzogiorno e parte di Tramontana. Infatti se noi volgiamo lo sguardo verso il mare, seguendo il naturale corso del fiume, abbiamo alla nostra destra il territorio a nord dell'Arno chiamato Tramontana, e alla nostra sinistra il territorio a sud del medesimo chiamato Mezzogiorno.
I pisani partecipano al gioco del ponte suddivisi in 12 squadre che rappresentano i 12 quartieri della città, dove essi abitano. Vi sono 6 quartieri per la parte di Mezzogiorno e 6 per la parte di Tramontana.
Mezzogiorno è composto dai seguenti quartieri:
S.Antonio-S.Martino-S.Marco-Delfini (Marina di Pisa)-Leoni (P.ta Fiorentina)-Dragoni (P.ta a Mare-S. Piero).
La parte di Tramontana è formata dai seguenti quartieri:
S.Maria-S.FRancesco-S.Michele-Mattaccini (P.ta a Lucca)-Satiri (Portanuova-Cep)-Calcesana