Chianti
Dici Chianti e pensi al vino, in realtà era, più di mille anni fa il nome di un ruscello. E’ quindi dall’acqua che è nato il nome di uno dei vini più conosciuti d’Italia. Ma Chianti era anche il nome della Lega che Firenze creò per amministrare questa zona, già a fine ‘200, per evitare che Siena potesse, in qualche modo avere su di essa un’influenza. Oggi però i 3 comuni della Lega sono tutti parte della Provincia della città del Palio. Il Chianti viene oggi amministrativamente diviso fra “fiorentino” e “senese”, ma è un territorio che non ha soluzioni di continuità ed offre paesaggi che non guardano ai confini. La bellezza ma anche l’asprezza di queste alte colline, anche chiamate “Monti” del Chianti hanno attratto vip da tutto il Mondo, nel passato come oggi, e il turismo è diventato qualcosa di sempre più esclusivo, fra i vigneti, le cipressete e i terrazzamenti di una zona sassosa e in passato frequentata più dalla fame che dalla prosperità.
Castelli, borghi, abbazie e pievi sono le nostre mete mentre cerchiamo il miglior vino di questa terra che del vino è sinonimo.
CASTELLI
Montefioralle, Castello di Verrazzano, Castello di Brolio, Meleto, Lucignano, Castello d’Albola, la lista potrebbe essere lunga pagine, perché tutto il Chianti è stato interessato da un profondo sviluppo della presenza feudale delle nobili famiglie fiorentine, talvolta persino avverse alla città. Anche le famiglie nobili del senese si insediarono nelle propaggini meridionali del territorio, un esempio è Castelnuovo Berardenga (il cui nome è legato a un’antica famiglia comitale) feudo fino agli anni sessanta dei Chigi Saracini. Nel Castello di Brolio visse il Conte Bettino Ricasoli, inventore della formula del Chianti Classico e Primo Ministro all’inizio della storia dell’Italia unita. Invece Terrazzano ci ricorda il grande navigatore Giovanni, che del Castello porta il nome, morto in bocca ai popoli antropofaghi che incontro nel suo viaggio in Nord-America, dopo aver “scoperto” la Baia dell’Hudson e l’isola di Manhattan. Da queste colline scesero personaggi importanti, ma i centri del potere fiorentin furono 3 piccoli villaggi, i castelli di Castellina e Radda e il mercatale di Gaiole oggi centri comunali come Greve, che fino al s. XIX era poco più di una piazza per il mercato. Occi questi centri sono raffinati borghi punteggiati di Cantine, centri dove si posso trovare tutte insieme le bontà di questa terra, come la carne di vacca Chinina, che ha il suo massimo mentore in un macellaio di Panzano, Dario Cecchini.
VINO CHIANTI
Non tutto il vino prodotto in Chianti è Chianti Classico. Per avere diritto a una denominazione non è infatti sufficiente la provenienza da un determinato territorio, ma devono essere rispettate tutte le regole previste nel disciplinare di produzione.
La prima stesura del disciplinare di produzione per la DOCG Chianti e Chianti Classico risale al 1984, quando ancora il Chianti Classico era considerato una sottodenominazione della omnicomprensiva DOCG Chianti, anche se con un disciplinare separato che imponeva regole di produzione più severe rispetto a quelle previste per gli altri Chianti. Ma è solo nel 1996 che il Chianti Classico ottiene la definitiva consacrazione della sua importanza e primogenitura.
Una novità saliente riguarda la base ampelografica (ovvero i tipi di uva che possono concorrere alla realizzazione di un vino). Nel nuovo disciplinare sale infatti la percentuale minima di utilizzazione del Sangiovese (vitigno a bacca rossa, tipico della zona) dal 75 all'80%, potendo naturalmente essere utilizzato anche in purezza (fino al 100%). Insieme al Sangiovese possono essere presenti altri vitigni a bacca rossa, quelli autoctoni come il Canaiolo e il Colorino e altri "internazionali" come il Cabernet Sauvignon e il Merlot, con una percentuale massima del 20%, mentre le uve bianche, Trebbiano e Malvasia, non potranno più essere utilizzate a partire dalla vendemmia 2006. La gradazione alcolica minima è di 12° per il vino normale e di 12,5° per quello della Riserva.
Infine, ma elemento di fondamentale importanza, il disciplinare impone che, oltre alla vinificazione, anche le operazioni di conservazione, imbottigliamento e affinamento in bottiglia debbano avvenire all'interno della zona di produzione.
L'uva più importante che contribuisce a creare il vino Chianti Classico con una percentuale che dall' 80 giunge al 100% è il Sangiovese. E' questo il vitigno che oggi contraddistingue tutti i più importanti vini rossi DOC e DOCG dell'Italia centrale. E' un'uva molto sensibile ai fattori esterni, si tratti di terreno o di clima, e la sua maturazione non è certo precoce e talvolta è discontinua. E' però difficile individuare un altro vitigno che sappia così bene interpretare le caratteristiche di un suolo e modificare i propri profumi a seconda del terreno su cui nasce: cosicché un bouquet floreale rimanda alle arenarie, i frutti di bosco al calcare, il tabacco fresco al tufo. Ma sempre si deve ritrovare, quale che sia la zona di origine, quel sentore di viola mammola che lo stesso disciplinare di produzione individua come elemento caratterizzante e specifico del Chianti Classico. Possono accompagnare il Sangiovese altri vitigni a bacca rossa, tipici della zona o internazionali, ma è il Sangiovese l'anima del Chianti Classico, tant'è vero che già nel disciplinare di produzione del 1996 è prevista la possibilità di utilizzarlo in purezza.
CULTURA DELLA MENTE E DEL PALATO
Oggi il Chianti è un paradiso per chi vuole sublimare i sensi attraverso la combinazione di natura, bellezza e armonia. Le abbazie medievali, Passignano, Coltibuono, Pontignano, sono oggi anche luoghi dove trovare momenti di meditazione e raccoglimento, mentre nei pressi o al loro stesso interno, matura il frutto più famoso di questa terra. Nelle folte boscaglie della zona pascolano cinghiali e porci di cinta senese, delle cui carni si riempiono gli scaffali delle macellerie dei paesi della zona. Ma è persino possibile trovare lana cachemire di capre allevate qui, come tanti mobili in legno. Spesso le ville della zona hanno anche incredibili terrazze panoramiche e giardini romantici come quello del Castello di Brolio. Fatevi guidare alla scoperta di quello che spesso i visitatori, troppo impegnati a non perdere la strada, finiscono poi per non vedere né conoscere.