Crete, Pienza e Val d'Orcia
LA VAL D’ORCIA E LE CRETE SENESI
Forse nessun altra parte della Toscana appartiene di più all’immaginario collettivo che alla bellezza della natura associa la cura e l’intervento delle mani e della mente sapiente degli esseri umani come questo angolo di mondo tra il Monte Amiata e la città di Siena, punteggiato di gioielli architettonici, dalle Abbazie (Monte Oliveto Maggiore, Sant Antimo) ai centri urbani perfetti nelle loro dimensioni ridotte e armoniose allo stesso tempo. Poi le Grancie, fattorie fortificate medievali di quello che per Siena era un granaio indispensabile per nutrire la popolazione della città. I calanchi e le biancane, formazioni argillose della zona chiamata Crete Senesi, nascondono i segreti del Tartufo bianco e del vino Orcia, mentre sul colle di Montalcino l’uva Sangiovese Grosso dona il vino più famoso d’Italia, il Brunello. Pienza, isola rinascimentale splendida nel mare delle colline dell’Orcia e la città del Pecorino più famoso d’Italia.
In questo paesaggio, dove filari di cipressi, che conducono alle ville e alle residenze delle nobili casate di queste colline, sono diventati un’immagine per sempre legata alla memoria di tutti coloro che sono venuti a godere delle acque termali di Bagno Vignoni, Rapolano Terme o Bagni San Filippo. In questi luoghi molti registi hanno girato scene che hanno caratterizzato la storia del cinema (Nostalgia di Tarkowsky o Il Paziente Inglese vincitore di vari premi Oscar, per esempio).
Non bastano poche righe per descrivere un’emozione che il visitatore potrà scoprire fino in fondo con il nostro aiuto, per conoscere chi e cosa ha trasformato questa valle e queste colline in un patrimonio dell’intera umanità.
PIENZA
Il borgo che si chiamava Corsignano dette i natali a Enea Silvio Piccolomini nel 1405, che dopo essere diventato Papa Pio II trasformerà il castello sulla Val d’Orcia nella città di Pienza, luogo dell’anima e della mente di un umanista che era diventato, grazie alle sue abilità intellettuali, politiche e diplomatiche, aveva creato dal nulla, in un mare di campi di grano e pascoli ra le biancane argillose. E’ da questo sogno che nasce il caso unico per la Toscana, di una città rinascimentale, fatta di Palazzi anziché di torri, specchio del genio dei grandi intelletti fiorentini di Leon Batista Alberti e Bernardo Rossellino. Pio volle un Palazzo che era lo specchio della nuova epoca, perfetto nelle sue forme e riflesso della perfezione dell’Universo, creato da Dio; volle una Cattedrale che fosse il luogo della sua memoria giovanile, simile alle chiese germaniche che in gioventù aveva visto nella sua esperienza al fianco dell’Imperatore Federico III d’Asburgo.
Poi i Cardinali di Roma furono chiamati, con scaltrezza e abilità, dal Papa a costruire una loro residenza nella città che di lui portava il nome, Lulli, Borgia, Ammannati, Gonzaga costruirono loro residenze in un luogo ameno che pochi i loro abitarono più di qualche rarissima volta. Anche gli operai che costruivano la nuova città ebbero delle case nuove, le Case del Popolo, esempio della lungimiranza di un uomo la cui vita fu il perfetto esempio dell’umanista che al centro di tutto mette l’uomo e quindi se stesso. In pochi anni, dal 1458 quando fu eletto al 1464 quando morì ad Ancona, Pienza fu arriccata di opere d’arte dei più grandi pittori senesi del primo rinascimento, di codici miniati e opere provenienti da lontani paesi come il magnifico piviale in opus anglicorum proveniente dall’Inghilterra del s. XIV. Testimonianza del borgo natio di Enea è la trecentesca chiesa di San Francesco in cui si travano ancore ampi frammenti di affreschi dell’epoca.
Nella luce solare che invade le strade appare il cielo azzurro della Valdorcia con dietro il monte Amiata, Radicofani e il Monte Cetona, lasciando ammaliati i visitatori che comprendono in un momento perché tutti arrivano a condividere il sogno dell’umanista che divenne Papa.
Gli odori a Pienza sono forti e sono dominati dal Pecorino, formaggio prodotto con il latte delle pecore che pascolano nei campi che a primavera si colorano di fiori e che danno al formaggio il profumo che già porta l’aria fra i vicoli della città ideale, che richiamano, della fortuna e dell’amore. Ogni anno all’inizio di Settembre si svolge la festa del cacio, con il gioco della “druzzola” fotto con le forme di pecorino stagionato.
MONTALCINO
Nel mondo Montalcino è sinonimo di vino di pregio, infatti negli ultimi decenni il Brunello è diventato il re dei rossi toscani, se non di quelli italiani tout court.
Ma la città il cui simbolo è il leccio è anche un luogo stupendo, dove la bellezza della natura, le colline e i lecceti, si mescolano al lavoro dell’uomo che ha permesso di sfruttare anche i pendii più scoscesi di questa alta collina di quasi m. 700 con terrazzamenti a secco su cui sono stati piantati migliaia di olivi centenari, che accompagnano le ordinate vigne di Sangiovese Grosso.
La città, su di una sella che domina la Val d’Arbia fino a Siena e un intreccio di strade che seguono la pendenza della collina. Nel duecento Montalcino era una città orgogliosa della propria autonomia e resistette alla pressione senese fino alla battaglia di Montaperti, dopo la quale passo definitivamente dotto la Repubblica di Siena.
Fu questa che fece costruire la bellissima Rocca pentagonale che da sempre si staglia sul paesaggio e dove ogni anno si svolge il ballo del Trascone in occasione della Festa del Tordo, ultimo fine settimana di Ottobre, la grande festa dedicata alla caccia, una delle attività di sussistenza di Montalcino nel passato. Il centro della città si sviluppa intorno alla Piazza detta “padella” che in realtà si chiama del Popolo, infatti su di essa si affaccia il Palazzo Comunale medievale e le Logge dove si svolgevano i mercati. Dalla Chiesa della Madonna del Soccorso si gode del più bel panorama della Provincia, la Chiesa fu costruita su una porta dove un affresco trecentesco della Madonna richiamava i cittadini che volevano aiuto, così fecero gli ilcinesi durante l’assedio portato dagli spagnoli del Viceré di Napoli nel 1527. All’interno della chiesa si vedono le bandiere delle quattro contrade che danno vita 2 volte all’anno alla sfida col tiro con l’arco, sono Borghetto, Travaglio, Ruga e Pianello e danno vita durante l’anno a numero attività sociali e ricreative. Nel punto più alto si situa la Cattedrale, dedicata a San Salvatore, con una facciata neoclassica come l’interno, in un pozzo nei pressi un’installazione del famoso artista greco contemporaneo Ioannis Kunellis.
Ma la magia di Montalcino si sviluppa soprattutto nei suoi dintorni, dove cantine scavate nel terreno producono un nettare che per 5 anni rimane gelosamente al riparo nelle cantine per uscirne già praticamente tutto venduto ai 4 anfoli della terra.
SANT’ANTIMO
Abbazia romanica dalla storia quasi millenaria (fu fondata nel s. XI) è di una bellezza e di un fascino unico. Costruita con una pietra alabastrina, il suo colore opalescente si staglia nel verde dei boschi circostanti, isolata e immobile nel suo stile così perfetto e antico che fa dimenticare le auto parcheggiate nei pressi. La Chiesa, perfettamente conservata mentre il monastero è praticamente completamente scomparso, ha una facciata complessa, che prevedeva un colonnato, e un interno diviso in 3 navate con deambulatorio e matroneo, che ci fa pensare alla presenza di monaci-architetti francesi o di influenza transalpina. Tra le opere d’arte il capitello di un maestro scalpellino catalano, che con i suoi lavori si pagava il pellegrinaggio a Roma. Ogni momento del giorno è scandito dalla Liturgia delle ore, canti gregoriani che i frati hanno reintrodotto da alcuni anni e che attirano visitatori da tutto il Mondo. Da qui si può anche raggiungere il vicino borgo medievale di Castelnuovo dell’Abate, con le sue strade strette e, poco fuori, le cave, ormai abbandonate, di pitra alabastrina.
SAN QUIRICO D’ORCIA E BAGNO VIGNONI
Lungo la via Francigena, oggi Cassia, quello che fu l’ultimo avamposto a sud controllato da Federico Barbarossa, Imperatore svevo del s. XII, San Quirico d’Orcia. Il centro allungato sul percorso della strada, trova in essa ragione di esistenza e sviluppo, fu poco dopo l’epoca dell’Imperatore tedesco, che qui venne un giorno del s. XII a incontrarvi i legati papali e questo giorno di inizio estate viene tutti gli anni rievocato con un corteo e una sfida d’arcieri.
Nel borgo chiuso ancora dalle sue mura una stupenda collegiata in travertino del s. XII con i suoi 2 portali di 2 stili diversi ci introduce all’incredibile fioritura artistica che seguiva i viandanti e i pellegrini della strada europea chiamata “francigena”, all’interno la tomba di un principe germanico del s. XV ci fa capire che da qui passavano “grandi e piccoli” della storia, lasciando le loro tracce, come fecero i feudatari del paese, i Chigi, poi Chigi-Zondadari, che costruirono il loro Palazzo, vicino all’antica collegiata, come fosse un Palazzo della Roma seicentesca e uno di loro Leone, fece costruire un bellissimo giardino in stile italiano: gli Horti Leonini.
Poco distante dal paese il centro termale di Bagno Vignoni, tutto stretto intorno alla piscina termale che è la piazza del paese, Santa Caterina da Siena e Lorenzo il Magnifico frequentarono questi antichi bagni termali, famosi per le loro proprietà curative e posti a meno di km. 2 dalla Via Francigena, e molti dei pellegrini e viandanti del medioevo approfittavano delle benefiche acque. Ancora oggi si possono vedere i mulini che sfruttavano la forza dell’acqua termale e la pendenza della collina prospiciente allo stretto assaggio del fiume Orcia. Dalle piscine termali antiche e moderne si vede la fortificazione più impressionante della valle, la Rocca d’Orcia, posta in cima a uno sperone roccioso essa stessa sembra parte della natura irta della collina, da lì il bandito Ghino di Tacco, nel s. XIII controllava il assaggio della strada.
MONTE OLIVETO MAGGIORE
Questa Abbazia è la gemma di un territorio particolare, dalla bellezza naturale ispiratrice, molto diversa da quella delle valli verdi che la circondano, aspra e dolce allo stesso tempo, per le formazioni argillose mitigate dalla forma dolce delle colline e dall’azione dell’uomo che ha trasformato campi una volta sterili in verdi distese primaverili e gialli depositi di grano estivi.
Monte Oliveto si trova in un punto dove tutte queste caratteristiche si mescolano, scoscese biancane e altissimi cipressi, un’oasi verde in mezzo alla creta grigia, una macchia rossa di mattoni che formano uno splendido complesso monastico rinascimentale, ricco come nessun altro di tesori artistici, come i famosi affreschi del Signorelli e del Sodomia, dipinte a principio del s. XVI, gli intarsi lignei dei frati specialisti di questa arte a fine quattrocento, la farmacia e la biblioteca, custodi della conoscenza benedettina. Tutto questo in un luogo dove la famosa regola “ora et labora” vale ancora.
Nelle vicinanze borghi e centri dove si custodiscono conoscenze e sapori antichi che affascinano tutti noi: Petrolio con le terrecotte, San Giovanni d’Asso col tartufo, Trequanda con l’olio extravergine d’oliva, Chiusure con il carciofo, Asciano con i suoi Musei di arte sacra, archeologico e il Museo Cassioli della pittura senese del s. XIX.